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Fare il bene fa bene

Chi siamo

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Il progetto nasce nel 1998 dalla determinazione di Gabriella Di Felice, che dopo aver scoperto una parte del Kenya e preso contatto con alcune realtà particolarmente povere di questa terra, decide di fare qualcosa di concreto per aiutare i più bisognosi.
Affiancata dal supporto delle figlie e grazie al contributo di molti benefattori, negli anni rende possibile la scolarizzazione per centinaia di bambini orfani, offrendo loro beni di prima necessità e realizzando strutture per il miglioramento della qualità della vita del centro di accoglienza nel quale si trovano: Baldo Children Home e degli abitanti del vicino villaggio di Ndaragwa, in Kenya.
La onlus Kenya.insiemeperdonare rappresenta un lavoro che va avanti da venti anni con grandi risultati.
Nel centro dove si trovano i “nostri” bambini si sono incontrate molte sinergie. Tra queste, è stato fondamentale il lavoro portato avanti dai rotariani piemontesi del gruppo di Bra – distretto 2030 – che hanno permesso la costruzione di dormitori e strutture scolastiche. È necessario continuare a offrire supporto, sia in termini di progetti e proposte, sia in termini economici. Perché questo sia possibile abbiamo bisogno del contributo di tutti. Scegliere Kenya.insiemeperdonare significa essere certi che l’intera somma verrà devoluta in beneficenza senza costi intermedi e partecipare a progetti con una prospettiva a lungo termine, che migliorano la qualità della vita degli abitanti del posto. Versare una somma di qualsiasi entità è un primo decisivo passo per sostenere lo sviluppo di un paese straordinario.

Dove lavoriamo

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Molti dei nostri progetti nascono nel villaggio di Ndaragwa, insediamento presente nella provincia centrale del Kenya; Ol’Kalou, capoluogo della contea di Nyandarua e Mukuru, una delle baraccopoli più popolose di Nairobi.

La nostra storia

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L’avventura di Gabriella nel mondo del volontariato e della beneficenza inizia con un viaggio in Africa nel 1996, quando un’amica le chiede di accompagnarla a Nairobi per motivi di lavoro. Non poteva immaginare che partecipare a questo viaggio sarebbe stata l’esperienza che le avrebbe cambiato la vita. Durante la permanenza in Kenya scopre la bellezza del territorio, ma anche la sua incredibile povertà.
Eppure non mancano lavoratori infaticabili e bambini dai grandi sorrisi. Molte immagini restano impresse nella sua mente e le fanno scattare una sola domanda: cosa posso fare per aiutare queste persone?
Al suo rientro in Italia inizia a parlare degli incontri, della sua esperienza, del suo desiderio di aiutare specialmente i bambini. Tanti amici rispondono con entusiasmo e fiducia al suo richiamo.
Nel 1998, a distanza di due anni dal primo viaggio, inizia un vero e proprio lavoro di volontariato a partire da una piccola comunità di Nyeri, per la quale vengono acquistate delle mucche; col tempo impara a conoscere il territorio e le sue esigenze. Sviluppa una rete di contatti e conoscenze locali, nel 2003 arriva a Ndaragwa, dove nasce il centro di accoglienza Baldo Children Home per bambini di strada, abbandonati alla nascita, o provenienti dalle baraccopoli di Nairobi. Decide di fermarsi da loro ed è qui che torna ogni anno per circa due mesi. Insieme alla rete di amici benefattori, non ha mai smesso di aiutare questi bambini, molti dei quali, una volta diventati adulti, hanno imparato dei mestieri e trovato un lavoro, altri hanno iniziato percorsi universitari.
A gestire il centro durante tutto l’anno ci sono “Le piccole figlie di S.Giuseppe” che lavorano con amore, organizzano e vegliano sui bambini, dandogli la famiglia che non hanno mai avuto e la speranza di un futuro migliore. Anche attraverso di loro è possibile capire le esigenze dei centri vicini e intervenire in altre situazioni di disagio, o emergenza per le comunità circostanti.
Durante uno dei viaggi è iniziata la collaborazione con una ONG americana: kenyarelief.org, che ha fornito delle carrozzine per la mobilità di ragazzi e bambini disabili del centro Ol’Kalou Disabled Children’s Home. È fondamentale comunicare, conoscere altre esperienze, quando è possibile collaborare, condividere, per migliorare anche la capacità di essere di aiuto sul territorio nel quale si opera, fornendo mezzi che favoriscano l’autonomia e lo sviluppo delle competenze.