DIARIO DI VIAGGIO – Kenya, febbraio 2018

IL CORAGGIO CHE PREMIA LA TERRA

Wiyumiririe, in kikuyo significa coraggio, è il luogo dove abbiamo comprato un terreno di circa tre ettari sei anni fa, insieme a una delle suore missionarie del centro Baldo Children Home, suor Peris.
Questa terra si trova a 10 Kilometri da Ndaragwa nel distretto di Laikipia. Il nostro progetto quando l’abbiamo acquistata aveva come scopo la coltivazione, per sostenere il centro di Ndaragwa.
Purtroppo in questi anni la siccità ha fatto grandi danni e i raccolti non hanno ripagato la fatica fatta per coltivare. Come spesso accade in Africa, forse per importanti ragioni di sopravvivenza, ci si educa a trasformare il problema in opportunità, così nasce in me l’idea prima e il desiderio poi di realizzare un pozzo, ma il punto era capire se in un posto così ci sarebbe stata l’acqua. Era una incognita da svelare, ma anche un nuovo sogno-progetto da realizzare.
Come spesso accade nella vita, quando desideriamo fortemente qualcosa, si avvera. Così grazie al contributo di persone generose, abbiamo deciso di tentare l’avventura sul terreno del “coraggio” e siamo stati premiati.
Sotto questa terra arida l’acqua c’è, abbiamo finalmente un pozzo che ridarà nuova vita alle coltivazioni.
Un ringraziamento particolare va a Silvia, membro della Onlus Kenya.insiemeperdonare.com che ha preso a cuore il progetto, a Gabriella che ha visitato la missione per la prima volta e a tutti gli amici che sostengono la onlus, un grazie speciale alle suore: Sr Teresa, Sr Regina, Sr Mary e tutte quelle che prima di loro hanno lavorato per costruire un posto dove nasce la speranza e le possibilità per un futuro migliore diventano concrete.

Al prossimo viaggio!
Gabriella Di Felice

Leggi alcune riflessioni sul viaggio:

LETTERA DI GABRIELLA DI MARTINO, sostenitrice

A Napoli c’è un ristorante che si chiama “Io vado in Kenya” che suggerisce fantasie in luoghi fantastici che da sempre desidero visitare e fantastico è il Kenya che per quindici giorni ho visitato lo scorso gennaio.
Non Safari! Nel Safari si scorgono le fiere nel loro habitat, nel mio Kenya abbiamo cacciato cuccioli di uomo. C’è chi meritoriamente si prodiga per i cani o i gatti abbandonati, lasciati sull’autostrada, qui ho incontrato angeli che raccattano cuccioli umani buttati nelle immondizie, raccattati e resi angioletti, neri.
Manine appiccicose che cercano contatto con te anche se sei diversa e sconosciuta, una diversa carne, bianchiccia, da trattare con sospetto, se non con paura iniziale, poi si affidano e si aggrappano proprio a grappolo alle gambe, alle braccia, alle dita e fanno a gara ad attirare la tua attenzione, un tuo sorriso.
Sguardi che non puoi dimenticare! Ringraziano felici per gli abitini, le scarpe e le giacchine che porti loro in dono, ma non sanno che siamo noi a dover ringraziare loro che, nonostante tutto, sopravvivono e hanno lottato per essere vivi. E’ una sferzata troppo forte che fa traballare le tue sicurezze, capovolge la tua prospettiva di vita. Le sovrastrutture svaniscono, il maglioncino tutto buchi, uno straccetto che è stato un abitino e che ancora fa le sue funzioni, un pantaloncino che denuncia una lunga storia di toppe, una ruota di bici o una struttura di ferro dismessa per un gioco improvvisato.
Ai circa 150 chili di abitini, pullover, camicie e camicette stipati nei sei valigioni trascinati da Roma si sono aggiunti scarponcini e scarpette, giacche e felpe comprate al mercato dell’usato del mercoledì nella piazza del villaggio. Oltre che alla scelta dei capi più idonei Gabriella è impegnatissima anche a contrattare il pur irrisorio prezzo, per rispetto dei donatori.
Emozionante assistere alla ricerca dell’acqua scovata da una equipe di geologi e tecnici a 150 metri di profondità nella campagna a Wiyumiririe che già immaginiamo ricca di prodotti dell’orto tanto da soddisfare i bisogni della piccola comunità, ma anche da vendere al mercato.
All’ospedale ci hanno assicurato che lo strabismo di Bobo, è correggibile.
Abbiamo accompagnato due ragazzi del centro fin nelle aule del fantastico politecnico in cui uno frequenterà la scuola di parrucchiere e l’altro apprenderà l’arte del fabbro. Al mercato Suor Teresa, affiancata da noi, ha completato il loro corredo, il secchio per farsi il bagno, libri e quaderni e la testa modello da pettinare per la pratica del futuro parrucchiere. Promettente per un futuro migliore l’incontro con Boniface che studia al college per diventare un ingegnere civile.
In trepida attesa per la nascita di un vitello, tutti abbiamo invano sperato in una femmina!
Silvia, armata di forbicine, ha tagliato unghiette troppo lunghe.
Gabriella ha spruzzato acqua e sale nei nasini moccolosi e ha tenuto per ore un sacchetto di piselli congelati, in mancanza del ghiaccio, per evitare un bernoccolo sulla testa di David.
Abbiamo distribuito caramelle, cioccolatini e biscotti ai bimbi di ogni età in fila o seduti in buon ordine, abbiamo giocato, riso, cantato, comunicato con i piccoli con abbracci, carezze e sorrisi, con i più grandi in inglese o con le poche parole imparate da entrambe le parti.
Suor Teresa, autentica forza della natura, è una vera e fantastica manager attenta a tutto e vigile su tutto e tutti, nonché autista acrobatica, non meno abile di Charo, garbato e prudente su strade impervie che rappresentano una costante minaccia per il precario stato del pulmino adattato ad usi più disparati .
Gabriella e Silvia, mie compagne d’avventura, Suor Mary e Suor, gli operai, le ragazze che aiutano in cucina, nei dormitori, quelle che insegnano, tutti fanno un lavoro eccezionale e meritano una mano.
I bambini poi, tutti i bambini mi sono rimasti dentro, nella testa, negli occhi, ma soprattutto nel cuore.

LETTERA DI SILVIA DE GREGORIO, sostenitrice

La seconda volta in Kenya, al Baldo children’s home di Ndaragwa, é infinitamente più bello, interessante e coinvolgente della prima.
Appena arrivate, domenica sera, siamo state assalite da una ciurma di bambini urlanti: “CIAO, ciao, ciao…. che si aggrappavano alle nostre gambe, alle braccia e cercavano in tutti i modi di toccarci. “CIAO” non è solo un saluto; è il loro modo di dire tante cose: prendimi in braccio, dammi la mano, dammi una caramella, grazie, ti voglio bene….Tutto quello che vorrebbero dire e non sanno si riassume in un CIAO gridato a squarciagola. Perché la seconda volta è più bello? Perché ti senti a casa, ritrovi le suore instancabili, efficientissime e sempre sorridenti, riconosci alcuni bambini lasciati l’anno precedente che si ricordano ancora di te, ne trovi altri nuovi, appena arrivati, scovati fra l’immondizia mentre cercavano qualche avanzo di cibo da mangiare, ancora un po’ spauriti. E’ bello giocare con loro, assistere ai progressi compiuti nel giro di qualche giorno, insegnare loro qualche semplice gioco, poche parole che ripetono come tanti pappagallini. Abbiamo trascorso molto tempo con loro ed è stato triste lasciarli, ma li portiamo sempre nel cuore ed è per amor loro che ci diamo tanto da fare per trovare sempre nuovi benefattori. Le necessità sono tante: il pullmino vecchio a cui bisogna assolutamente cambiare le ruote e che resiste testardamente in attesa di essere sostituito, nuovi bambini trovati in stato di abbandono e portati dalla polizia o da qualche sacerdote, altri che bisogna aiutare nelle loro famiglie, quelli cresciuti che devono frequentare il college, i più grandi e meritevoli che sognano l’Università. E quest’anno si sono aggiunte le spese per la costruzione del pozzo voluto da Gabriella con tutte le sue forze ed energie. E’ stata premiata: l’acqua c’è, abbondante, sgorgata fuori per irrigare il campo che per sei anni non ha potuto produrre nulla a causa della siccità. E l’alloggio per la famiglia del contadino che attualmente vive in un tugurio dove noi non alloggeremmo neanche il nostro cane. E’ indispensabile, pertanto, coinvolgere sempre altre persone nel nostro progetto. Mi sono molto meravigliata di sapere da Gabriella che in questi venti anni di attività, nessuno mai ha espresso il desiderio di andare a vedere da vicino la realtà di questo paese che, fra i tanti dell’Africa, sta facendo progressi notevoli e potrebbe riuscire a diventare una nazione con un tenore di vita accettabile. Io per molti anni avevo cercato di fare un’esperienza di questo genere; ho adottato due bambine nello Zambia, nell’ambito di un programma di adozioni a distanza seguito dal mio parroco, e sono anche andata a conoscerle, ma loro vivono in famiglia, sono venute alla missione per incontrarmi, ci scriviamo, studiano, le seguo sempre a distanza, ma Baldo children’s home, l’istituto per bambini di strada o abbandonati di Ndaragwa è tutta un’altra cosa.
E’ stata veramente una combinazione fortunata conoscere Gabriella: la nostra collaborazione è nata immediatamente e quest’anno si è arricchita della presenza di un’altra Gabriella (i casi della vita) che si è innamorata del progetto e dei bambini e sono sicura che il prossimo anno riuscirà a coinvolgere altre amiche che chiederanno di condividere la nostra esperienza.Per quanto mi riguarda ci tornerò sempre finché Dio mi darà la salute e la forza . Mi rincresce avere cominciato tardi ed aver perso tanto tempo: non avrò probabilmente la soddisfazione che ha avuto Gabriella di sentirsi chiamare e salutare da un ragazzo cresciuto a Baldo children’s home e che ha aperto un salone di parrucchiere. E’ felice, si è realizzato ed ha trascorso tutta una mattina con noi aiutandoci a comprare giubbini e scarpe per i nostri bambini e poi ha voluto assolutamente portarli lui all’istituto. Tanti sono i ragazzi che vengono a salutare Gabriella: sono diventati maestri, poliziotti, alcuni frequentano l’università, uno ha addirittura vinto una borsa di studio per laurearsi in medicina in Germania.Ci perdiamo dietro a tante cose inutili o superflue che ci sembrano importantissime ma davvero sono sempre più convinta che l’unica vita che valga la pena di vivere è quella spesa cercando di fare del bene ai fratelli meno fortunati. Non c’è gioia maggiore che sapere di avere contribuito a far crescere adulti sani, istruiti che possono impegnarsi per migliorare il loro paese.